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1 Giugno 2025

Stress lavoro correlato: fattori stressogeni e valutazione rischi

Lo stress lavoro correlato rappresenta una delle problematiche più diffuse negli ambienti professionali moderni, con impatti significativi sulla salute dei lavoratori e sull'efficienza aziendale. Il Testo Unico per la Sicurezza lo riconosce come un rischio da valutare e gestire obbligatoriamente per tutelare il benessere psicofisico del personale. Non si tratta semplicemente di un disagio temporaneo, ma di una condizione che può compromettere seriamente la qualità della vita lavorativa e personale. I fattori stressogeni nell'ambiente di lavoro sono molteplici e si manifestano attraverso sintomi riconoscibili sia a livello individuale che organizzativo. Una corretta valutazione di questo rischio consente di identificare le criticità e implementare strategie preventive efficaci. Per le aziende di Portogruaro e del territorio circostante, comprendere le dinamiche dello stress lavorativo rappresenta il primo passo per creare ambienti di lavoro più sani e produttivi.

Stress lavoro correlato: definizione e impatto sulla salute

Per comprendere a fondo il fenomeno dello stress lavoro correlato, occorre partire dalla definizione scientifica di stress, descritta dagli studiosi Lazarus e Folkman come "un particolare tipo di rapporto tra la persona e l'ambiente, valutato come gravoso o superiore alle proprie risorse e minaccioso per il proprio benessere". Lo stress, di per sé, non rappresenta una malattia, ma piuttosto un meccanismo di adattamento che l'organismo attiva in risposta a sollecitazioni esterne. Tuttavia, quando queste reazioni si protraggono nel tempo, possono innescare vere e proprie patologie.

L'Accordo Europeo definisce lo stress lavoro correlato come "una condizione che può essere accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica o sociale ed è conseguenza del fatto che taluni individui non si sentono in grado di corrispondere alle richieste o alle aspettative riposte in loro". Questa definizione evidenzia come il problema nasca da uno squilibrio tra le richieste dell'ambiente lavorativo e le risorse personali del lavoratore.

L'impatto di questa condizione sulla salute può manifestarsi attraverso disturbi psicosomatici, alterazioni del sistema immunitario, problemi cardiovascolari e respiratori, fino a quadri più complessi come ansia cronica e depressione. Non meno rilevanti sono le conseguenze sul piano cognitivo, con cali dell'attenzione, difficoltà decisionali e riduzione delle performance lavorative. Riconoscere tempestivamente questi segnali consente di intervenire prima che si trasformino in problemi più seri per il lavoratore e per l'organizzazione.

I principali fattori stressogeni in ambito professionale

Gli studi condotti in materia di benessere organizzativo hanno permesso di identificare numerosi fattori stressogeni che possono compromettere l'equilibrio psicofisico dei lavoratori. Questi elementi si distinguono in due macrocategorie principali: fattori legati al contesto lavorativo e fattori relativi ai contenuti del lavoro.

Nel primo gruppo rientrano aspetti come la cultura organizzativa, caratterizzata da scarsa comunicazione e limitato supporto nella risoluzione dei problemi. Anche l'ambiguità o il conflitto di ruolo rappresentano significativi elementi di pressione, così come le limitate prospettive di carriera e l'inadeguata retribuzione. Non meno rilevanti sono la ridotta autonomia decisionale e le problematiche relazionali sul posto di lavoro, che possono manifestarsi attraverso isolamento sociale, conflitti interpersonali o mancanza di supporto da parte dei superiori. Infine, le tensioni derivanti dal difficile equilibrio tra vita professionale e privata completano il quadro dei fattori di contesto.

Per quanto riguarda i contenuti lavorativi, emergono come critici gli aspetti legati all'ambiente fisico e alle attrezzature, con problematiche quali illuminazione inadeguata, temperature non idonee o spazi ristretti. La pianificazione dei compiti può risultare stressogena quando caratterizzata da monotonia, ripetitività e scarse possibilità di apprendimento. Il carico e il ritmo di lavoro, sia quando eccessivi che quando insufficienti, generano pressione, soprattutto se accompagnati da scadenze ravvicinate. Anche l'organizzazione dell'orario lavorativo, con turni prolungati, imprevedibili o che alterano i normali ritmi sociali, costituisce un elemento potenzialmente critico per il benessere dei lavoratori.

Riconoscere i sintomi dello stress lavoro correlato

I sintomi dello stress lavoro correlato si manifestano a due livelli distinti: organizzativo e individuale. Questa duplice dimensione richiede un'attenzione particolare nella fase di rilevazione, poiché consente di comprendere appieno l'estensione del problema.

A livello aziendale, diversi segnali possono indicare la presenza di stress diffuso tra i dipendenti. Tra questi, l'incremento dell'assenteismo rappresenta uno degli indicatori più evidenti, insieme all'elevato turnover del personale. Anche l'aumento di problematiche disciplinari, episodi di conflittualità o molestie psicologiche costituiscono importanti campanelli d'allarme. Sul piano produttivo, il calo di rendimento, l'incremento degli errori professionali e la maggiore frequenza di infortuni completano il quadro dei sintomi organizzativi.

Sul piano individuale, i segnali di malessere si articolano in quattro categorie principali. I sintomi emotivi includono tensione nervosa, depressione, irritabilità e demotivazione. A livello cognitivo, si riscontrano difficoltà di concentrazione, deficit di memoria e incertezza decisionale. Particolarmente preoccupanti sono i sintomi comportamentali, che possono manifestarsi attraverso abuso di sostanze, isolamento sociale, disturbi alimentari e comportamenti aggressivi. Infine, i sintomi fisiologici comprendono disturbi del sonno, problemi cardiaci e respiratori, cefalee frequenti, alterazioni metaboliche e manifestazioni nervose come tic o tremori.

La capacità di riconoscere tempestivamente questi segnali consente di intervenire prima che la situazione degeneri, implementando strategie correttive efficaci per ristabilire condizioni di benessere organizzativo e individuale.

Metodologia per la valutazione del rischio stress

La valutazione del rischio stress lavoro correlato rappresenta un processo strutturato che deve essere condotto con rigore metodologico per garantire risultati affidabili. Il datore di lavoro, responsabile in prima persona di questo adempimento, deve avvalersi della collaborazione di figure chiave come RSPP, Medico Competente e RLS.

Un approccio efficace è quello sviluppato dall'INAIL, che propone un modello articolato in quattro fasi distinte. La fase propedeutica prevede la preparazione e l'organizzazione delle attività valutative, con la definizione dei gruppi omogenei di lavoratori in base alle mansioni svolte. La valutazione preliminare si concentra sugli indicatori organizzativi oggettivi, analizzando gli eventi sentinella e gli indicatori di contesto e contenuto lavorativo. Qualora emergano criticità, si procede con la valutazione approfondita, che rileva le percezioni soggettive dei lavoratori attraverso questionari strutturati o focus group. L'ultima fase riguarda la pianificazione degli interventi correttivi, con l'elaborazione di misure specifiche per eliminare o ridurre i rischi identificati.

Durante il processo valutativo, è fondamentale identificare i sintomi di stress, individuare i soggetti che li manifestano e riconoscere le possibili fonti di pressione nell'ambiente lavorativo. La suddivisione dei lavoratori in gruppi omogenei consente di verificare se esistono esposizioni differenziate ai fattori di rischio o manifestazioni sintomatologiche comuni. I risultati della valutazione devono essere documentati nel Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), accompagnati da un piano di azione che preveda interventi correttivi e attività formative specifiche sul tema dello stress lavoro correlato.

Obblighi normativi e periodicità della valutazione

Il quadro normativo che regola la valutazione dello stress lavoro correlato fa riferimento principalmente al D.lgs 81/2008, che ha integrato le disposizioni dell'Accordo Europeo in materia. Questa normativa stabilisce chiaramente che la valutazione dello stress è un obbligo non derogabile per tutte le organizzazioni, indipendentemente dalle dimensioni e dal settore di attività.

La responsabilità della valutazione ricade sul datore di lavoro, che deve condurla con il supporto del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, del Medico Competente e con la consultazione del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza. Questo approccio partecipativo garantisce una visione completa delle problematiche e consente di elaborare soluzioni condivise.

La periodicità della valutazione varia in base al livello di rischio rilevato nell'organizzazione. Le aziende classificate a basso rischio devono ripetere la valutazione ogni due anni, mentre quelle a rischio medio e alto sono tenute ad aggiornarla annualmente. Tuttavia, indipendentemente da questa scadenza ordinaria, è necessario procedere a una nuova valutazione ogni volta che si verificano cambiamenti organizzativi significativi, come ristrutturazioni, introduzione di nuove tecnologie o modifiche nei processi produttivi.

Un aspetto rilevante riguarda il riconoscimento delle patologie derivanti dallo stress lavoro correlato. Sebbene lo stress di per sé non sia classificabile come malattia professionale, l'INAIL riconosce come tali le patologie che ne derivano, purché siano causate in modo prevalente da situazioni legate all'organizzazione lavorativa e abbiano conseguenze documentabili sulla salute del lavoratore. Questo riconoscimento sottolinea l'importanza di una corretta gestione preventiva del rischio stress, non solo per adempiere agli obblighi normativi, ma anche per tutelare concretamente il benessere dei lavoratori.

Gestire efficacemente lo stress lavorativo: un investimento per il futuro

Affrontare in modo strutturato il rischio stress lavoro correlato rappresenta non solo un adempimento normativo, ma un vero investimento nella salute organizzativa. L'identificazione tempestiva dei fattori stressogeni e l'implementazione di strategie preventive consentono di migliorare il benessere dei lavoratori e, contestualmente, incrementare la produttività aziendale. Un ambiente di lavoro sano, caratterizzato da comunicazione efficace, chiarezza dei ruoli e adeguato supporto, costituisce il miglior antidoto contro lo sviluppo di situazioni critiche.

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